Il demansionamento non si combatte facendosi risarcire la lesione della propria dignità professionale, delle mortificazioni subite quotidianamente e delle umiliazioni ed emarginazioni dalle decisioni di cura.
No.
Il demansionamento si combatte con un sorriso: parola di FNOPI e precisamente parola di scienza.
La prossima volta che lavorate da soli con 40 pazienti, pensate che, semplicemente sorridendo, potrete convincere il vostro datore di lavoro ad assumere sufficienti OSS perché venga rispettata la vostra professionalità.
Peccato che le aziende quando contestano agli infermieri degli inadempimenti contrattuali, non lo facciano con il sorriso in bocca ma con la penna alla mano.
La FNOPI sembra, più del solito, al servizio delle aziende sanitarie e delle case di cura che lucrano sullo sfruttamento degli infermieri.
Vi sembra normale che la FNOPI non abbia speso neppure una parola di ringraziamento all’ADI per la causa vinta contro il demansionamento di Roma e per tutta Italia?
Sicuramente gli eventuali encomi profusi non potrebbero essere sinceri, considerando che il teste del tribunale chiamato dal Policlinico a favore del demansionamento è un consigliere OPI super-apprezzato anche nella FNOPI, ma almeno un ringraziamento di rito, formale, di categoria, la Presidente avrebbe potuto trasmettercelo.
La FNOPI ha pubblicato uno studio nella sezione Scienze infermieristiche, intitolato “Strategie per prevenire le attività non infermieristiche, risultati di uno studio descrittivo”.
Cara FNOPI, c’è poco da prevenire, fate finta di vivere sulla luna; quando i corsi universitari preparano, formano e indottrinano i futuri infermieri a svolgere prettamente “attività non infermieristiche” (una bella locuzione, per non dire “sfruttamento demansionante”) per mettere in campo infermieri-OSS pronti a fare anche il caffè al medico, è conseguenza naturale fare di tutto in reparto e dimenticarsi di avere una dignità professionale.
Quindi avete speso i fondi FNOPI, cioè i nostri soldi, per condurre uno studio pseudoscientifico dell’ovvio, tra l’altro pure inconferente perché non è utile a prevenire alcunché visto che il fenomeno è in atto dal secondo dopoguerra.
Forse avreste dovuto “prevenire” il demansionamento da quando la Corte Suprema lo condannò già nel 1985, ma stranamente quella sentenza scomparve anche dai vostri articoli (però l’abbiamo tirata fuori noi e la mostriamo duranti i nostri corsi ECM).
Lo studio che avete sostenuto economicamente, oltre ad essere inutile, pleonastico, fantasioso e demoralizzante, è anche paradossalmente illegittimo (il paradosso sta nell’inciso che la scienza non dovrebbe mai porsi contro il diritto), perché individuate cinque strategie per prevenire le attività non infermieristiche (cioè quelle che fanno guadagnare le aziende col paghi uno e prendi due) come segue:
La revisione dei processi assistenziali e dei ruoli. Che significa? Se l’infermiere non ha gli OSS da utilizzare, potete cambiare tutti i processi che volete, gli OSS non spunteranno come funghi se qualcuno non obbliga l’azienda ad assumerli. Cambio dei ruoli: questo già avviene, infatti l’infermiere muta in OSS e viceversa all’occorrenza.
La discussione in gruppo di strategie e soluzioni. Si discute già dalla mattina alla sera, ma l’OSS continua a rifiutarsi di fare il proprio lavoro come l’azienda si rifiuta di assumerli e la dirigenza infermieristica continua a difenderli dando addosso agli infermieri. L’importante è che gli OSS vadano assegnati negli uffici amministrativi a fare carriera ed a percepire anche le posizioni organizzative (l’AADI ne ha denunciati due: il primo scrisse nella sezione Competenze specialistiche avanzate del curriculum, “mi reputo una persona disponibile con tutti” e il secondo scrisse “mi diverti a fare gli origami”).
Il rifiuto di svolgere attività non infermieristiche. Ipocriti! Avete creato un codice deontologico che obbliga l’infermiere a sopperire a tutte le carenze anche quelle dolose perpetrate dalle aziende che si spartiscono i bonus di bilancio e ora affermate che può rifiutarsi di sopperire alle carenze? Comunque il rifiuto è illegale soprattutto dopo la riforma di cui al D.Lgs. 27 ottobre 2009 n. 150 perché il dipendente, benché demansionato , deve rivolgersi al giudice e non rifiutare aprioristicamente le mansioni inferiori – Cass. Lav., 3 ottobre 2018 n. 24118. Con questo studio inducete anche gli infermieri a commettere grave inadempimento punito con il licenziamento in tronco.
Svolgere attività straordinaria così da completare le attività non infermieristiche. Ma perché non applicate la stessa regola ai vostri dirigenti? Il dirigente svolge la sua attività seduto nella sua stanza rifiutandosi di rispondere alle richieste degli infermieri (come fanno molti, V. Policlinico Umberto I di Roma), dopodiché, al termine del servizio, potrebbe svolgere attività di pannoloni nei reparti. Date l’esempio almeno una volta. Oppure, cara FNOPI, potresti ricordarti, qualche volta, che non vivi in un Principato tutto tuo e che ci sono delle leggi che vanno fatte valere sempre e non solo quando ti fa comodo, per esempio quando minacci azioni legali contro gli infermieri che non pagano la quota di iscrizione. Quindi ricordati che l’art. 2103 C.C. vieta di fare straordinari per svolgere un ruolo che non rientra in quella di assunzione e che lo straordinario deve essere previamente autorizzato per sopperire a carenze imprevedibili, impreviste, cogenti ed eccezionali e non per fare lo sguattero ai direttori generali che premiano i dirigenti infermieristici capaci di reperire all’occorrenza gli infermieri domestici .
Indirizzare agli organi direzionali i documenti che dimostrano le attività non infermieristiche. Di Fresco l’ha fatto dal 1994 e non è servito a nulla. Se gli aveste versato i fondi della ricerca, vi avrebbe consegnato le tonnellate di documenti che ha raccolto in materia e avreste avuto le risposte alle vostre domande con estrema facilità senza impegnarvi in 12 nello Studio.
Non c’è il punto 6. Dov’è finito?
Peccato non trovare la conseguenza logica del punto 5; non fa niente, il punto 6 lo scriviamo noi.
Applicare la legge come fanno i medici e i dirigenti infermieristici. La logica conseguenza dell’inerzia datoriale alle trasmissioni documentali è quella di usare tutte le prove in giudizio. Del resto, quando la dignità del medico o del dirigente infermieristico viene lesa (c.d. lesa maestà), i presunti danneggiati si adoperano immediatamente presso un legale per sapere come costringere l’azienda a rispettare i diritti violati. L’ADI ha una ricchissima casistica in merito. Allo stesso modo non si comprende perché l’infermiere, che non dovrebbe essere un animale ma anche lui un essere umano, non possa fare la stessa cosa. Le attività non infermieristiche sono vietate, vanno sanzionate severamente (SS.UU. 11 novembre 2008 n. 26972) perché violano i diritti costituzionali e civili della persona umana.
Lo Studio non ha rimarcato il punto legale della situazione forse perché l’infermiere non è considerato persona umana ma forza lavoro, energia lavorativa, sguattero, factotum, sostitutivo, un necessario quanto inutile operaio.
Però, cara FNOPI, ci abbiamo pensato noi a ricordarvelo e la storia non finisce qui, si andrà fino in Cassazione e la rivoluzione, a quel punto, sarà cosa fatta!
Promessa dell’ADI.
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