Presentazione AADI_COINA
Carenza di organico in sanità: qual è la vostra posizione in merito, come intendete arginare questo problema, considerando che se va in porto la quota 100 ci saranno migliaia di persone in Sanità che andranno in pensione stima del solo anno 2019 39 mila. In Italia da ultimi dati FNOPI (Federazione Nazionale Ordine Professione Infermiere) mancano all’appello del SSN circa 53 mila infermieri solo in Piemonte circa 4000 il movimento per quanto riguarda la regione Piemonte come si sta muovendo? Sono ad oggi previste delle nuove assunzioni cosi come dichiarato dal Presidente della Regione Chiamparino (1400 per i prossimi 3 anni) ma i fondi ci sono?
Per lo studio RN4CAST in Italia sono stati coinvolti nella ricerca 13 regioni, 30 aziende sanitarie e ospedaliere per un totale di 40 ospedali, circa 3700 infermieri e 3700 pazienti. Lo studio ha evidenziato come la letteratura internazionale indichi come ideale per garantire una ottimale assistenza infermieristica un rapporto infermiere / paziente nei reparti ospedalieri di 1 a 6. Gli studi evidenziati hanno dimostrato come un aumento di questo rapporto, aggiungendo un paziente ad ogni infermiere (1 a 7) aumenti del 6% la mortalità e del 23% le cure mancate.
Ed ancora a livello internazionale, è stato inoltre dimostrato come una presenza di personale di supporto (in Italia rappresentato dall’Operatore Socio Sanitario) superiore in proporzione al 40% dello staff infermieristico diventi pericoloso e possa determinare anch’esso un aumento della mortalità. A questo proposito, le organizzazioni dovrebbero facilitare dei modelli di integrazione fra il personale infermieristico e l’operatore socio sanitario, dove l’infermiere diventa “l’architetto delle cure”, capace di sviluppare un progetto che parte dalla presa in carico dell’assistito. L’infermiere, in questo contesto, deve essere in grado di guidare e sostenere l’intervento dell’Operatore Socio Sanitario, intervenendo direttamente nei casi e nelle attività complesse, acquisendo la capacità di valutare l’esito delle attività svolte dall’intera equipe di assistenza. (In Italia le strutture private, rsa cliniche si aggirano su questi dati).
Anche l’OMS nel documento sull’Italia predisposto per la sua 68esima Assemblea generale svoltasi a Roma sottolinea che percentualmente ci sono molti medici (rispetto al numero di abitanti), ma pochi infermieri (rispetto al numero di medici).
E a dimostrarlo non è solo il rapporto infermieri-medici, ma anche l’analisi sui dati della Rilevazione forza lavoro dell’ISTAT.
Circa il 40% degli infermieri occupati nel SSN svolge straordinario. Si tratta quindi su circa 270mila dipendenti di 108mila unità di personale.
Di questo straordinario circa il 4,5-5% è in eccesso rispetto ai normali parametri, il che significa che su 180mila unità di personale, per ridurre di questa percentuale lo straordinario, sarebbero necessarie 49.000 – 54.000 unità aggiuntive di personale, in linea quindi con il personale mancante in base al rapporto infermieri-medici.
Gli infermieri impiegati nel Ssn sono carenti in tutta Italia, dove il rapporto con i medici invece di essere di uno a tre come indicato a livello internazionale, crolla a volte fino a sfiorare la parità (1:1), non garantendo un adeguato impegno assistenziale: in questo senso ne mancano oltre 53mila.
Nello statuto di entrambe le associazioni è previsto il contrasto al demansionamento e al mobbing, questi due fenomeni sono in relazione l’uno con l’altro ed in continuo aumento, i motivi del demansionamento sono semplici da individuare:
Ad oggi fra le innumerevoli sentenze di condanna all’aziende che hanno favorito il demansionamento e quindi lo sfruttamento dell’infermiere i risarcimenti pagati sono stati irrisori circa il 6% dello stipendio, va da se che con questi miseri risarcimenti nessun datore di lavoro avrà mai la volontà di contrastare ed arginare il problema, soprattutto se il risarcimento non viene pagato da chi amministra ma dai cittadini tutti.
violazione dell’art.2103 C.C. e 52 del D.Lgs 30.03.2001 n. 165
Il Decreto 14 settembre 1994, n. 739 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 09 gennaio 1995, n. 6 – Regolamento concernente l’individuazione della figura e del relativo profilo professionale dell’infermiere
La legge 26 febbraio 1999 n. 42 ha abrogato il mansionario dell’infermiere professionale
il D.P.R. n. 225/74 prevedeva, nella figura dell’infermiere professionale, una elevata competenza e professionalità (per questo si è voluto chiamare questo infermiere col termine di professionale) che non annoverava nel suo contenuto mansioni meramente esecutive. Difatti all’art. 6 del D.P.R. succitato, l’infermiere generico soccombeva alle necessità igienico-domesticoalberghiere del paziente. Al comma 2 del D.P.R. de quo si legge: “assistenza completa al malato, particolarmente in ordine alle operazioni di pulizia e di alimentazione, di riassetto del letto e del comodino del paziente e della disinfezione dell’ambiente …”. Quindi, lo svolgimento di prestazioni di assistenza completa (cioè igiene, aiuto nel cambio della biancheria, riassetto del letto, uso di padelle e pappagalli ovvero aiuto nelle operazioni fisiologiche, ecc.) costituivano già nel 1994 ad opera dell’infermiere diplomato
4) La legge 10 agosto 2000 n. 251 stabilisce l’apertura delle classi universitarie per il conseguimento della laurea in Infermieristica e le relative specializzazioni e master. Il C.C.N.L. Comparto Sanità 1998-2001 individua nella categoria C e successivamente nella categoria D il collaboratore professionale sanitario (infermiere) definendolo: “Appartengono a questa categoria i lavoratori che, ricoprono posizioni di lavoro che richiedono, oltre a conoscenze teoriche specialistiche e/o gestionali in relazione ai titoli di studio e professionali conseguiti, autonomia e responsabilità proprie, capacità organizzative, di coordinamento e gestionali caratterizzate da discrezionalità operativa nell’ambito di strutture operative semplici previste dal modello organizzativo aziendale
dall’Accordo Conferenza Stato Regioni del 22 Febbraio 2001: “Disciplina del Profilo Professionale di Operatore Socio Sanitario e relativo ordinamento didattico.
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