L’AADI darà il suo appoggio all’iniziativa organizzata dal movimento Flash Mob Infermieri Gruppo di riferimento nazionale del 15 giugno p.v. Dopo aver lungamente conversato con gli stessi promotori, l’AADI ha deciso di supportare il movimento in quelle che saranno le istanze da presentare a livello istituzionale per far si che gli infermieri finalmente abbiano il loro giusto riconoscimento, e lo faremo senza segni distintivi.
Del resto, siamo stati i primi ad ipotizzare e diffondere, come unica vera soluzione al demansionamento e alla vergognosa retribuzione, l’uscita dal comparto, cavallo di battaglia dell’odierno movimento. Sono più di 10 anni che nell’ECM sul demansionamento, l’Associazione Avvocatura Degli Infermieri spiega per quale motivo legale sia possibile, fin d’ora, creare una sezione speciale distaccata nel comparto a matrice esclusivamente sanitaria; un’ipotesi per nulla peregrina che darebbe finalmente lustro alla categoria riuscendo a creare un autonomo contratto separato da tutto il resto del comparto e che riconosca finalmente le competenze avanzate, la cancellazione definitiva del vetusto vincolo di esclusività ovvero, l’indennizzo per chi optasse per l’esclusività, retribuzioni adeguate alle responsabilità e alle competenze messe in campo quotidianamente dall’infermiere, il riconoscimento delle competenze specialistiche, il divieto di spostare e traferire l’infermiere specialista dall’area di competenza sanitaria, la valorizzazione dei percorsi di studi post laurea, master di I e II liv., la lotta senza quartiere al demansionamento, una piaga che mina la legittimazione della professione, ma che alcuni sindacati paventano solo per fare proselitismo e tesseramenti.
Come promotori dell’associazione, crediamo che l’associazionismo serio, unito, competente e morale potrebbe essere, ora, la soluzione all’attuale sistema di sfruttamento dell’Infermiere sia sul piano retributivo che mansionale, e lo facciamo attraverso la tutela del singolo socio per ogni questione che attiene la sfera giuridico-legale della professione e della persona.
Ma anche attraverso campagne di divulgazione del sapere giuridico nelle Università e sia a livello regionale e nazionale. L’Associazione A.D.I. affronta le problematiche squisitamente giuridiche che riguardano l’Infermiere; attraverso lo studio approfondito della legislazione e della giurisprudenza sanitaria, trae spunti e postulati di diritto che intende diffondere tra i propri soci per formarli ed aggiornarli sulla disciplina legale della professione.
Elaborando istituti giuridici civili, penali, amministrativi, erariali, contrattuali e disciplinari, l’A.A.D.I. riscrive il diritto in modo comprensibile, avvicinando l’Infermiere agli schemi logici del ragionamento giuridico, spiegando il significato dei termini legali, organizzando corsi che liberano l’Infermiere dalle catene dell’ignoranza e del timore, istruendolo per affrontare sul piano giuridico le problematiche professionali.
L’AADI si batte per questo dalla sua nascita nel 2013. Lo Statuto dell’Associazione Avvocatura Degli Infermieri non ne dichiara l’organizzazione sindacale. Abbiamo rifiutato la partiva IVA, abbiamo rifiutato di registraci all’ARAN, abbiamo inibito alle aziende di rilevare le iscrizioni per la rappresentatività, non partecipiamo alle RSU ma diamo un sostegno al sindacato che ci garantisce la lotta al demansionamento.
Purtroppo, in Italia, in virtù dell’art. 39 Cost., mai disciplinato con legge, l’Associazione Avvocatura Degli Infermieri è ritenuta, dalle istituzioni, un’associazione a valenza sindacale e non un’organizzazione sindacale, quindi, abbiamo dovuto riportare nel ns. sito la dicitura “Associazione professionale e sindacale” perché tuteliamo gli infermieri anche nel rapporto di lavoro.
Ma, a differenza dei sindacati tout court, l’ADI difende l’infermiere anche in ambito extralavorativo, come per esempio nella responsabilità professionale, penale erariale, amministrativa, contenziosi con gli ordini professionali, con i medici, con le istituzioni, ecc..
L’ADI nasce dai fallimenti dei sindacati che governano da sempre gli ospedali e che si sono spartiti le poltrone, regalando uffici a portantini, OTA e O.S.S., depauperando sempre più i reparti di personale assistenziale diretto fino a distruggere la dignità e l’animo degli infermieri, usati come sguatteri. Se i sindacati avessero tutelato veramente i lavoratori, imponendo la meritocrazia invece della lecchinocrazia, allora l’ADI non sarebbe mai potuta nascere, ma purtroppo hanno dimostrato di proteggere esclusivamente i propri interessi, creando, dentro gli ospedali, l’inferno (per gli altri) e il paradiso (per loro e i loro amici e parenti).
Anche affidarsi agli ordini professionali e alla FNOPI si è dimostrato inutile se non controproducente e su questo ne avremo da dire, ma basterebbe segnalare che quando un medico litiga con un infermiere, ed ha torto il medico, l’ordine dei medici si difende il medico e l’OPI … pure. Il flashmob è un modo per dire basta. E’ un modo per dire NOI CI SIAMO.
Ma qualcuno doveva pur continuare a dividere gli infermieri, altrimenti i medici non potrebbero signoreggiare su di noi e il governo non potrebbe darci gli spiccioli che cadono dalle tasche dei medici. E allora chi ci divide? Chi critica il flashmob? Chi semina zizzanie? Chi non ha interessi a vederci uniti? Nursind; il sindacato che vuole primeggiare su tutto e tutti.
Eppure, prima di fondare l’ADI, Mauro Di Fresco aveva proposto a Nursind di creare la stessa struttura all’interno del sindacato, ma le grandi menti che ora demonizzano il flashmob, dissero di no. Ora che però l’ADI è una realtà incontrastabile e competente in materia giuridica, cosa fanno?
La stessa cosa che fanno al flashmob: demonizzano, ne parlano male, diffamano. Si inventano che l’ADI è un sindacato e nonostante il tribunale Lavoro di Roma abbia sentenziato che l’ADI non è un sindacato, ma ha funzione sindacale nel senso che non partecipa alle contrattazioni, non ha rilevazioni delle tessere, non ha nello Statuto tale dichiarazione, non ha partita IVA, non si è costituito con atto di notaio ma per registrazione di associazione di persone e comitati, ma tutela comunque i suoi associati per il rispetto del contratto di lavoro (da qui il termine sindacale cioè che sindaca, contesta il datore di lavoro), Ma quelli di nursind non vogliono capire, hanno un solo obiettivo: abbattere tutti quelli che hanno idee migliori delle loro. Eppure, insistono, nonostante la nomenclatura associativa dell’ADI sia: attività di organizzazione a fini culturali e ricreativi. Comunque, se lo dice Nursind significa che il tribunale, il ministero, l’agenzia delle entrate, lo Statuto e l’ARAN si sbagliano.
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