COMUNICATO STAMPA
In data 27 marzo 2017 l’A.A.D.I., dietro continue pressioni ricevute da parte di molti partecipanti al concorsone dell’Umberto I, ha istituito una commissione formata da tre membri esperti nella disciplina del diritto del lavoro, i quali, hanno esaminato dettagliatamente tutte le domande inserite nelle varie sessioni di esame, confrontandole tra loro per cercare di trovare similitudini sia dal punto di vista della domanda, sia dal punto di vista della risposta.
La contestazione nasce dall’ingresso di alcuni cellulari all’interno della sede di espletamento delle prove preselettive, con i quali sono state effettuate le foto di alcuni quiz (leggi qui).
L’ingresso dei cellulari è certamente fatto disdicevole, ma non sufficiente ad inficiare la corretta modalità di svolgimento del concorso, se i quiz diffusi via web non sono stati idonei a facilitare i successivi candidati, magari suggerendo il contenuto delle domande che avrebbero dovuto affrontare.
La commissione ha quindi, suddiviso ed esaminato, comparandole, tutte le domande rispetto alla data di esame, all’orario dell’esame e per fila (A o B), onde accertare la possibilità che la diffusione via web, sia stata anche solo potenzialmente idonea a facilitare i candidati successivi.
Nessuna delle 30 domande analizzate per ogni orario e per ogni data e per ogni fila è risultata sovrapponibile ad un’altra; l’unica possibile sovrapposizione e solo in pochissimi casi (4), è data dalla stessa domanda ripetuta in altri quiz ma tutti riferibili alla stessa seduta di esame, nello stesso orario e nella stessa aula, ma in una fila diversa, quindi inidonea a facilitare i terzi successivi.
Pur essendo d’accordo con le sollevate perplessità, stante il rischio di subire ingenti spesi di lite da soccombenza, questa Associazione sconsiglia ogni ricorso.
L’A.A.D.I. non specula sulle cause e sugli infermieri (già drasticamente sottopagati) né sfrutta la necessità del posto di lavoro per fare tesseramento o iscritti; quindi non intende accogliere alcuna azione legale perché la ritiene infondata.
La Commissione Legale di Valutazione
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