La Dott.ssa Barbara Balanzoni ha querelato l’Associazione Avvocatura Degli Infermieri nella persona del Dott. Mauro Di Fresco con l’accusa di averla diffamata allorché, il quotidiano Nursetimes, pubblicava un articolo, scritto dalla medesima Associazione, nella quale asseriva di aver segnalato la Balanzoni all’ospedale nella quale lavorava, perché pedissequamente intenta a chattare con il proprio telefonino durante l’orario di lavoro, al fine, cosa ancora più grave, di vituperare la categoria infermieristica.
L’ospedale, accolta la segnalazione, disponeva una commissione disciplinare nei confronti dell’esimia anestesista che, all’esito dell’istruttoria, decideva di interrompere il rapporto di lavoro.
Furiosa, la Balanzoni, si premurava, attraverso un importante studio legale, di querelare per diffamazione l’Associazione Avvocatura Degli Infermieri presso il tribunale penale di Rovigo (competente per territorio nella cui circoscrizione insiste il domicilio della querelante).
In conseguenza della querela, il N.A.S. di Roma, notificava nelle mani del legale rappresentante dell’AADI, l’avviso di garanzia (clicca qui) e, contestualmente il P.M. avviava le indagini che esitavano nella richiesta di archiviazione.
La Balanzoni si opponeva alla formulata richiesta, pertanto il G.I.P. di Rovigo fissava l’udienza di opposizione per il 22 dicembre 2020 nella quale, il prestigioso Avv. Prof. Luca Ripoli, storico difensore penalista dell’Associazione, ha arringato una difesa logica e stringente che è stata pienamente accolta dal G.I.P. Dott. Piero Mondaini che così ha sintetizzato le ragioni dell’archiviazione del procedimento penale: le accuse formulate dal Dott. Mauro Di Fresco e precisamente “colpa del troppo tempo dedicato ai social”; “salita agli orrori della cronaca per le sue innumerevoli esternazioni offensive a mezzo social”, sono vere e, comunque, laddove non fossero veritiere e possano condurre ad una rappresentazione dei fatti foriera di discredito perché si attribuirebbe alla Balanzoni un atteggiamento immotivatamente e gratuitamente critico nei confronti della categoria professionale degli infermieri, tali scritti (del Di Fresco) costituirebbero semplicemente una presa di posizione da parte di soggetti ai quali ricondurre, in qualche modo, gli interessi collettivi infermieristici sottesi alle critiche della querelante, del tutto ammissibile.
Non vi è dubbio che l’Associazione ADI sia deputata alla tutela legale e, in generale, dell’immagine pubblica di interessi della categoria degli infermieri.
La semplice lettura della pagina web, segnalata dall’Associazione Avvocatura Degli Infermieri nel suo articolo, mostra come, in effetti, siano assolutamente copiose le critiche e le censure che la Balanzoni ha rivolto alla categoria degli infermieri e anche dei medici a mezzo social network: nella pagina sono riportate le schermate degli interventi pubblici a mezzo Facebook della querelante e, alla luce di tale immediata constatazione, le frasi di cui la querelante si duole non
possono essere ritenute, da un lato, non vere (e, a fortiori, inverosimili), dall’altro, esulanti il limite della continenza, ribadito l’interesse sociale, ancorché settoriale, della notizia.
Per questi motivi, visti gli artt. 409-411 c.p.p.; dispone l’archiviazione del procedimento penale ed ordina la restituzione degli atti al Pubblico Ministero in sede. Manda alla Cancelleria per gli adempimenti di competenza.
Rovigo, 08-02-2021.
Così si è conclusa la vicenda penale.
Ora cosa succederà?
Vigileremo attentamente su quanti continueranno ad offendere gli infermieri, ma la prossima volta sarà l’Associazione Avvocatura Degli Infermieri a querelare ed a chiedere i danni morali.
Ci potete giurare!
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